Mostra: R-ESISTENZE, STORIE DI OCCUPAZIONI | Latina

R-esistenze, storie di occupazioni

Mostra fotografica di Giulio Di Meo

04/05 dicembre 2021 – Latina Photo Day | Ex Cinema Enal, Latina Scalo

Il Latina Photo Day è un’iniziativa dedicata alla fotografia e alla cultura fotografica con mostre, workshop, letture portfolio, talk di fotografia sociale e Lab Fiaf, promossa dall’Associazione Fotografica RiScatto. La seconda edizione si terrà nei giorni sabato 4 e domenica 5 dicembre negli spazi dell’Ex Cinema Enal a Latina Scalo. Tra le iniziative è prevista la mostra di Giulio Di Meo “R-esistenze, storie di occupazioni”, un viaggio tra storie di occupazioni, urbane e rurali, in Brasile, Italia e Spagna.


R-esistenze, storie di occupazioni

Storie di lotta e resistenza portate avanti da cittadini e movimenti per il diritto alla casa e alla terra, allo studio e al lavoro, alla sovranità alimentare e alla sanità. Storie di occupazioni di terre per produrre, luoghi dove vivere, spazi per la difesa e il diritto ai beni comuni.

In Brasile espropriazioni e land-grabbing hanno una storia molto lunga, così come il Movimento Sem Terra. Agricoltori e braccianti si sono uniti da tempo, occupando i terreni lasciati incolti dai latifondisti, per conquistare un pezzo di terra in cui vivere e da coltivare.

Oltre alle tantissime occupazioni rurali, ce ne sono anche tante urbane. A Rio de Janeiro troviamo Chiquinha Gonzaga, Zumbi Dos Palmares, Quilombo Das Guerreiras e Flor Do Asfalto. Quattro occupazioni che hanno cercato di dare una risposta alla mancata politica abitativa per la popolazione meno abbiente.

“Casa Luzzi” è un’altra storia di occupazione. Questa volta in Italia, nel verde delle colline della città di Firenze. Un’occupazione che ha offerto dal 2006 fino al dicembre 2012 un luogo in cui vivere e uno spazio di condivisione e socialità a 350 famiglie di stranieri.

La Spagna è l’ultima tappa di questa nostra storia. Barcellona è una città in grado di far sentire la propria voce contro il disagio, in difesa dei propri diritti. Lo dimostrano le manifestazioni del 2011: “Hem perdut la innocencia” contro l’austerità come misura per combattere la crisi e i 155 giorni di protesta dei cittadini del quartiere Clot contro la privatizzazione dell’ospedale Dos de Maig. Il capoluogo catalano offre anche storie di occupazioni di successo. In particolare quelle di due ex-fabbriche abbandonate: Can Battló e la Nava Especial, adibiti a centri sociali che offrono moltissime attività gratuite nei loro quartieri.

MOVIMENTO SEM TERRA

Il Brasile, paese di “terre abbondanti”, è il 2° peggior distributore di terre nel mondo. Il land-grabbing è un fenomeno di vecchia data, che ha portato a un sistema agricolo altamente concentrato. Solo l’1,5% di proprietari terrieri occupa il 52,6% dei terreni agricoli, la maggior parte dei quali sono improduttivi, mentre quasi 5 milioni di contadini non hanno accesso alle terre.

Nel 1984 agricoltori e braccianti si sono uniti nel Movimento Sem Terra (MST) per lottare contro i latifondisti e conquistare un pezzo di terra da coltivare e in cui vivere. Le famiglie Sem Terra occupano i terreni lasciati incolti dai grandi proprietari terrieri, creano “accampamenti” e avviano pratiche legali per ottenere la proprietà. Se gli occupanti resistono alle intimidazioni, se riescono a portare a termine un lungo e contrastato iter giudiziario, trasformano l’accampamento in “assestamento” e suddividono la terra.

Il cammino da percorrere è pieno di ostacoli dato che latifondisti e polizia militare rispondono con la violenza per espellere le famiglie. Negli ultimi 10 anni, in Brasile sono state uccise più di 1000 persone come risultato dei conflitti sui terreni. Solo 53 dei sospetti assassini sono stati presi e processati. Uno dei peggiori casi di violenza fu il massacro di Eldorado dos Carajas: il 17 aprile 1996 la polizia militare uccise 19 contadini durante una manifestazione pacifica nello stato del Parà.

Ma quella non era la prima volta. Nel 1995 la polizia entrò in un campo nell’area chiamata Corumbiara alle quattro del mattino, nel quale stavano dormendo 2.300 persone. Furono uccisi 11 contadini tra cui 7 giovani ragazze alle quali fu sparato alle spalle.

Quella dei Sem Terra è una storia di lotta e resistenza, che ha visto si molte ingiustizie, ma anche molti successi. Il MST è diventato il movimento più grande in America Latina e dalla sua fondazione è riuscito a conquistare terreni per ben 150.000 famiglie.
Oggi il movimento sostiene la lotta di oltre 57.000 famiglie che hanno occupato terre incolte in 23 stati e che vivono in circa 300 campi, lottando e resistendo quotidianamente per il diritto alla terra.

PORTO MARAVILHA

Oltre alle occupazioni rurali, il Brasile ha anche tante storie di occupazioni urbane da raccontare. A Rio de Janeiro l’occupazione di edifici pubblici e privati è un fenomeno recente, che risponde all’antico problema dell’assenza di una politica abitativa per la popolazione di “bassa rendita”.

I grandi progetti e le grandi opere in corso, in previsione dei mondiali di calcio del 2014 e delle Olimpiadi del 2016, hanno dato luogo all’espulsione degli abitanti più poveri che vivono nel centro della città, nel Porto Maravilha.

Negli ultimi 10 anni diversi movimenti sociali in lotta per il diritto alla casa si sono organizzati risolvendo una piccola parte del problema del deficit abitativo attraverso l’occupazione di edifici abbandonati. Qui raccontiamo la storia di quattro di queste.

Chiquinha Gonzaga è una delle occupazioni più famose della città. Nei 12 piani e 78 appartamenti vivono una settantina di famiglie, 200 persone in tutto. La Chiquinha è di riferimento per la lotta per il diritto alla casa dei lavoratori perché è punto di incontro per diversi movimenti e perché, dopo 5 anni di resistenza, nel 2009 è riuscita ad ottenere la  concessione per l’utilizzo dell’edificio.

L’edificio dell’occupazione Zumbi Dos Palmares era abbandonato dagli anni ’70 e così è rimasto fino al 2005, con l’occupazione. Poi, però, le famiglie sono state sgomberate dalla prefettura perché si trovava in una posizione “scomoda”, nel punto in cui passerà la funivia per il morro da Conceição destinata ai turisti in crociera che arrivano al porto. Le promesse del comune di reinsediamento delle famiglie con il programma “La mia casa, la mia vita” è riuscito ad indebolire la mobilitazione, ma ora presenta già le prime crepe.

Il Quilombo Das Guerreiras è composto da venditori ambulanti che hanno occupato il palazzo, abbandonato da più di 10 anni, nel 2006. L’occupazione ha un futuro incerto poiché si trova vicino alla stazione degli autobus Novo Rio, dove vi sono lavori in corso.

La Flor Do Asfalto si differenzia dalle altre occupazioni del porto di Rio poiché è composta da giovani che seguono una linea anarchica. Si tratta di un luogo che funziona come spazio abitativo, ma anche come biblioteca, erbario, officina di biciclette, oltre ad ospitare una piccola agro-foresta e una cucina comunitaria.

CASA LUZZI

Anche nel nostro paese ci sono tante storie di occupazioni. Nel verde delle colline di Firenze, sulla strada che porta a Monte Morello, sorgeva l’occupazione di una grande struttura ospedaliera abbandonata per molti anni all’incuria e al degrado. L’ex sanatorio di proprietà dell’Azienda Sanitaria del capoluogo toscano era occupato da circa 350 uomini, donne e bambini di tante etnie diverse. I cosiddetti “invisibili”, precari nella vita e nel lavoro. Braccia da “sfruttare” nei cantieri e nei mercati, badanti senza contratto alcuno. Una comunità di uomini e donne che ha cercato di resistere alle rigide imposizioni dettate dal mercato dello sfruttamento sulla vita e sul diritto alla casa.

Un’occupazione che, da maggio 2006, ha destato non poche polemiche e preoccupazioni ma anche interesse, curiosità e solidarietà. Un’occupazione chiamata anche “Casa Luzzi”: comunità multietnica, spazi collettivi, cinema, luogo di culto, pizzeria, minori da mandare a scuola, lingue, modi di vita, fedi diverse, problemi di inserimento lavorativo, esperienza di convivenza e autogestione. L’ex sanatorio Luzzi è anche un prezioso patrimonio pubblico e, soprattutto, una ghiotta occasione speculativa. Per quattro anni ha rappresentato una risposta concreta alle necessità abitative di oltre 350 persone. Nonostante questo, il Sindaco del Comune di Sesto Fiorentino, in cui ricade la competenza territoriale dell’ex sanatorio, il 23 settembre 2008 ha firmato l’ordinanza n. 611 che obbliga allo sgombero e all’abbandono della struttura da parte degli occupanti. Dal 30 novembre 2008 gli abitanti del Luzzi hanno vissuto sotto la minaccia di essere sgomberati da un momento all’altro. Soltanto dopo l’occupazione, è stato “scoperto” il degrado, nonostante l’abbandono in cui per anni è stata lasciata la struttura. Soltanto dopo l’occupazione è stato rivendicato il “diritto alla sicurezza”. Gli abitanti del Luzzi hanno lottato contro l’indifferenza, gli stereotipi e l’ostilità di quanti – purtroppo tanti, tra le gente, come nelle istituzioni – vedono nello straniero soltanto un pericolo per la propria sicurezza. Questa storia non ha un “happy ending”: nonostante la lotta e la resistenza, lo sgombero è iniziato nell’agosto del 2009, le ultime famiglie hanno lasciato gli edifici dell’ex sanatorio Luzzi nel dicembre del 2012.

CAN BATTLÓ Y DOS DE MAIG

Come nel nostro paese, la crisi ha avuto conseguenze molto pesanti in Spagna. In risposta sono avvenute proteste e manifestazioni in tutto il territorio nazionale. Anche Barcellona ha fatto sentire la sua voce.

Il 28 dicembre 2011 è stata organizzata una giornata di manifestazioni chiamata “Hem perdut la innocencia”. Il centro della città era invaso dalla gente, indignata per i tagli e l’austerità. La rabbia era tutta rivolta verso i leader europei e il modo in cui stanno affrontando la crisi. “La gente ha perso l’innocenza, non crede più alle bugie che vengono raccontate 365 giorni all’anno ai cittadini spagnoli ed europei”.

Nello stesso anno un’altra protesta, durata per più di 5 mesi, ha interessato il capoluogo della Catalogna. Per ben 155 giorni i cittadini del quartiere Clot sono scesi in strada armati di costanza e chiassose pentole per protestare contro la privatizzazione dell’ospedale Dos de Maig. Ogni giorno bambini, adulti e anziani si sono dati appuntamento nello stesso luogo, fermando il traffico per un’ora al giorno, per fare sentire la loro voce in difesa del diritto alla sanità pubblica. “La sanità non deve essere un business!”.

Oggigiorno il recupero del patrimonio industriale è diventato un tema centrale. Riutilizzo o distruzione di questi enormi complessi? A Barcellona è stata adottata una strategia urbanistica di distruzione sistematica. Un’eccezione è rappresentata della fabbrica tessile di Can Battló, nel quartiere La Bordeta. Nel 1976 il piano metropolitano generale prevedeva che l’area in cui si estendeva la fabbrica fosse adibita a zona verde e area per i servizi urbani di quartiere. Dopo 35 anni di rivendicazioni da parte degli abitanti della zona organizzati in associazioni è stata ottenuta una storica vittoria e il complesso è stato restituito alla collettività. Il gruppo Gaudir ha visto andare in fumo la propria proposta speculativa che prevedeva la costruzione di un grande complesso residenziale sul suolo in questione. L’occupazione dell’11 giugno 2011 ha portato le autorità locali a cedere ai cittadini un padiglione, il blocco 11. Per gli abitanti questo rappresenta la possibilità di autogestire un nuovo spazio, e di entrare – attraverso l’azione – nel dibattito sul futuro del patrimonio industriale della città.

L’ultima storia è quella della Nave Especial, ex-fabbrica abbandonata, che è stata occupata e adibita a centro sociale e artistico da un gruppo di ragazzi. Da cinque anni il centro offre uno spazio libero di creazione circense, musicale, teatrale e di danza. In questo modo i ragazzi sono riusciti ad offrire al quartiere corsi gratuiti, cabaret, mostre musicali, proiezioni, esposizioni, giornate familiari e festival. Quest’anno però l’impresa proprietaria dell’immobile ha presentato una denuncia che rischia di trasformarsi in uno sfratto.


I TALK

Per Sabato 4 dicembre, sempre negli spazi dell’Ex Cinema Enal a Latina Scalo, sono previsti due talk con i fotografi Massimiliano Tuveri, Claudia Ioan e Giulio Di Meo.

Massimiliano Tuveri e Claudia Ioan, entrambi fotografi professionisti Certified By Leica e docenti di fotografia della FIAF, terranno dalle 17.00 alle 18.00 un talk dal titolo “OBIETTIVO UOMO: la fotografia sociale contemporanea”, una interessante riflessione e approfondimento sul ruolo della fotografia nella nostra società.

Lo stesso tema sarà ripreso e approfondito dal fotografo Giulio Di Meo, dalle 18.00 alle 19.00 durante il talk “IL FATTORE UMANO: la fotografia sociale”, durante il quale verranno ulteriormente stimolate riflessioni sul tema portante di questa manifestazione.

I talk sono GRATUITI ed aperti a tutti, è OBBLIGATORIO IL GREEN PASS, che sarà controllato all’ingresso.