Mostra: Countless Cities | Favara

Countless Cities

Biennale delle città del Mondo – III Edizione
24 giugno 2023 – 28 gennaio 2024
Farm Cultural Park, Favara e Mazzarino 

Ha preso il via la terza edizione di Countless Cities, la mostra biennale che racconta le città del mondo ideata e realizzata da Farm Cultural Park. I due piccoli centri di Favara e Mazzarino, dal 24 giugno 2023 al 28 gennaio 2024 ospiteranno fotografi, artisti, architetti e creativi di tutto il mondo che, con diversi approcci e linguaggi, hanno raccontato le città del mondo, puntando l’obiettivo sui diversi aspetti legati alla dimensione del “piacere” che portano a preferire una città piuttosto che un’altra. 

18 le città protagoniste: da Jabiru (Au) a Auroville (Ind), da Christiania (Dk) a Vancouver Island (Bc), da Seoul (Kor) a Pyongyang (Kp), da Yazd (Ir) a Arcosanti (Usa) e ancora: Riesi (Ita), Taipei (Tw), Marsiglia (Fr),  Roma (Ita), Parigi (Fr), Istanbul (Tr), Zurigo-Thun (Ch), London (Uk), Porto (Pt) e Torino (Ita).

Come curatore ho seguito il padiglione iraniano ideando una formula speciale in cui si incontrano due città, quella di Yazd (che si trova nel mezzo del deserto centrale iraniano) e quella di Chabahar (città portuale sull’oceano indiano). Un viaggio in Iran per raccontare la voglia di vita delle nuove generazioni con gli scatti di 3 fotografi d’eccezione. 
Yazd: la città e le forme (foto di Giulio Di Meo)
From the desert to the sea: in viaggio (foto di Nicola Zolin)
Chabahar: la città e il desiderio (foto di Giulia Margot Frigieri)

Yazd-Chabahar | From the desert to the sea

Da Yazd a Chabahar, dal cuore del deserto iraniano alle acque dell’Oceano Indiano, dalle forme della tradizione a quelle del rinnovamento. Un viaggio tra due mondi per cogliere volti e gesti delle nuove generazioni di iraniani ancora prima che gli eventi del 2022 e del 2023 facessero conoscere al mondo intero le loro improrogabili idee di cambiamento e la violenza con cui si è cercato di reprimerle.  

Yazd: la città e le forme | fotografie di Giulio di Meo

Una delle più antiche città dell’Iran, Yazd, sorge in un’oasi tra i deserti del Dasht-e Kavir e del Dasht-e Lut, nel cuore del Paese. Il suo clima arido ha costretto i suoi abitanti fin dall’antichità a dotarsi di una fitta rete di qanat, i canali di approvvigionamento idrico, e di torri del vento, utilizzate un tempo per rinfrescare gli ambienti e proteggersi dalle temperature torride. Il suo nucleo storico, inserito nel Patrimonio Mondiale Unesco dal 2017, è uno dei più grandi centri urbani costruito quasi interamente con adobe, un impasto di argilla, sabbia e paglia. Le foto di Giulio Di Meo sono uno sguardo tra i vicoli di Yazd, dove una confusa modernità assedia la storia. E i segni della quotidianità si posano discreti sull’imponenza della tradizione.  

Palazzo Miccichè | Favara

From the desert to the sea: in viaggio | fotografie di Nicola Zolin

Raccolte in giro per tutto il paese, le foto di Nicola Zolin raccontano la generazione degli iraniani medio-borghesi di città, quelli tra i venti e trent’anni, in bilico tra due sfere culturali opposte e parallele: quella della tradizione culturale persiana, più o meno plasmata dalla versione sciita dell’islamismo, e quella metropolitana contemporanea, alimentata da influenze di cultura globale. Giovani in movimento, impazienti di esprimersi, pronti a inseguire scampoli di libertà, emancipazione, autodeterminazione.   


Chabahar: la città e il desiderio | fotografie di Giulia Frigieri

Nella città portuale di Chabahar, affacciata sul golfo dell’Oman e trampolino verso l’oriente, nasce la storia di Shahla Yasini, la prima surfista nella storia dell’Iran e una delle promotrici del movimento tra le nuove generazioni. Lavorando come istruttrice di sub, bagnina e apneista, ha sempre avuto una grande connessione con l’acqua e con il mare. Nel 2013 Shahla viene contattata dalla surfista Irlandese Easkey Britton: le due ragazze si conoscono e dopo poco tempo Easkey propone a Shahla di fare surf nelle acque vicino al porto di Chabahar, più precisamente nella baia di Ramin, dove in estate si generano onde di media grandezza. Grazie ad Easkey e a Shahla quel momento è passato alla storia come l’arrivo del surf in Iran per le nuove generazioni. Gli scatti di Giulia Frigieri, originariamente scattate su pellicola e poi digitalizzate, sono il resoconto di alcune settimane passate dalla fotografa nella comunità di surfisti di Chabahar e ne restituiscono tutta l’aggraziata vitalità.  

In Iran non esiste città che non nasca dalla mappatura dei volti dei suoi abitanti. In essi vive il contrasto tra memoria e trasformazione, c’è la nascita del desiderio, la scrittura profonda della propria libertà. Dai neri hijab di Yazd, che tra i vicoli e i tetti formano geometrie che sembrano appartenere da sempre a quei luoghi. A quello di Shahla, che è diventato un tutt’uno con la sua muta da surfista. Passando per il capo scoperto di tante ragazze in viaggio per l’Iran, in viaggio verso la scoperta di sé, in viaggio dal deserto (di idee, aspirazioni, fantasie) al mare. In Iran ogni geografia è una storia e ogni storia (collettiva, individuale) ha la propria geografia. 

Antonio Oleari