Mostra: COSTRUIRE RESILIENZA | Lecce

Costruire resilienza – I protagonisti del progetto PONTI in Senegal
Mostra di Giulio Di Meo
16 | 19 maggio 2019 
Sabir Festival – Lecce

All’ex Convitto Palmieri a Lecce, durante il Festival Sabir, si potrà visitare la mostra “Costruire resilienza” di Giulio Di Meo, a cura di Arcs Culture Solidali
Un viaggio fotografico in Senegal dalle periferie urbane ai villaggi del Sahel alla scoperta dei luoghi in cui è stato realizzato il progetto PONTI, attraverso le storie dei suoi protagonisti: giovani e meno giovani, donne e uomini, studenti, imprenditori, agricoltori, pescatori, artisti.

Il progetto PONTI, Inclusione sociale ed economica, giovani e donne, innovazione e diaspore

Un ricco partenariato mobilitato per il rafforzamento della resilienza delle comunità a forte rischio migratorio e la promozione del ruolo “ponte” delle diaspore, così nasce il progetto PONTI, coordinato da ARCS Culture Solidali con il coinvolgimento di ONG italiane e internazionali, associazioni delle diaspore, organizzazioni di base e istituzioni locali, cooperative e GIE in Etiopia e Senegal.

In Senegal nelle grandi periferie urbane così come nelle aree rurali, il Progetto PONTI ha inteso innanzitutto contribuire ad ampliare le opportunità di impiego dignitoso, sviluppando le capacità e le competenze tecniche, ma anche promuovendo le opportunità e favorendo la creazione di microimprese in settori produttivi sostenibili, ad alta capacità occupazionale o con un impatto positivo sull’ambiente e la comunità. Ci si è rivolti soprattutto ai giovani e alle donne, promuovendo un approccio integrato e un accompagnamento mirato.

Insieme a istituzioni locali e nazionali, giovani operatori del sociale e artisti, si è puntato inoltre a migliorare il dialogo tra le organizzazioni della società civile e le istituzioni e a sviluppare attraverso diversi strumenti di comunicazione una riflessione comune per parlare di opportunità, sviluppo locale, cooperazione e migrazioni.

Festival Sabir

Il Festival Sabir, evento diffuso, mobile, spazio di riflessioni sulle alternative mediterranee nei luoghi simboli dell’Europa, approda a Lecce, per la sua quinta edizione, dopo quelle tenutesi a Lampedusa (1-5 ottobre 2014), a Pozzallo (11-15 maggio 2016), a Siracusa (11-14 Maggio 2017) e Palermo (11-14 ottobre2018). Il Festival è promosso da ARCI insieme a Caritas Italiana, ACLI e CGIL, con la collaborazione di Asgi, A Buon Diritto e Carta di Roma. Il Festival si svolgerà con il patrocinio di ANCI, RAI, Regione Puglia, Unisalento, Provincia di Lecce e Comune di Lecce.

La collocazione temporale – dal 16 al 19 maggio – ci consente un forte richiamo alla riflessione sull’Europa e il suo ruolo nel Mediterraneo. Questa edizione manterrà la stessa formula che ha caratterizzato le precedenti, articolata in incontri internazionali e formazioni, che si alterneranno ad attività culturali, laboratori interattivi, musicali, teatrali, presentazione di libri, creando una dinamicità tale da suscitare l’interesse sia della popolazione locale, che di quella nazionale e di chi, anche dall’estero, ha scelto di partecipare al Festival.

La presenza di numerosi rappresentanti della società civile delle due rive del Mediterraneo e di reti internazionali – Solidar, Migreurop, EuroMedRights, TNI, Attac Francia, Forum Civico Europeo, Attac Internazionale, il progetto Majalat, tra le altre – permetterà di continuare a ragionare sulla necessità urgente di una reale alternativa politica, culturale e sociale nel bacino del Mediterraneo, rimettendo in discussione alcuni pilastri promossi dalle istituzioni di tutta Europa, centrati sul controllo e la criminalizzazione dell’immigrazione, senza alcun interesse per i diritti delle persone e la giustizia sociale.

La novità della quinta edizione del Festival saranno le “lezioni mediterranee” che si svilupperanno come approfondimenti su temi specifici legati al Mediterraneo, la sua storia, le sue tradizioni e la sua cultura ed il Mercato del Mediterraneo in collaborazione con la Fondazione Slow Food per la Biodiversità.

Costruire resilienza | Giulio Di Meo