WORKSHOP DI FOTOGRAFIA SOCIALE L’AQUILA | Giu. 2021

L’AQUILA… VITA, EMERGENZA E RICOSTRUZIONE

Workshop di Fotografia Sociale con Danilo Garcia Di Meo e Giulio Di Meo

25-26-27 giugno 2021

I fotografi Giulio Di Meo e Danilo Garcia Di Meo, in collaborazione con SpazioPraxis, ARCI l’Aquila, Territori e Teatrabile, organizzano un workshop di fotografia sociale a l’Aquila. Il corso ha l’obiettivo di guidare i partecipanti nello sviluppo di un progetto fotografico che si svilupperà in tre giorni, durante i quali si analizzeranno le fasi necessarie alla realizzazione di un reportage: l’idea, la pianificazione del progetto, il lavoro sul campo, l’editing e la presentazione finale del progetto.

Presentazione: Attraversando L’Aquila e parlando con le persone del posto colpisce come ricorrano nei discorsi alcune espressioni: “Dov’era, com’era, una volta…”. La narrazione di un “prima”, e poi l’adesso: persone che si impegnano a ricostruire il quotidiano affrontando immaginabili difficoltà. A L’Aquila si è cercato di ripristinare una qualche forma di “normalità”, come quando a Ottobre 2009 le scuole hanno riaperto e chi si era trasferito sulla costa poteva mandare i figli a scuola con i pullman ottenuti dal sindaco.
Ma ci sono dati che parlano da sé della grande fatica, i dati della disoccupazione altissima, dell’edilizia in crisi nonostante la ricostruzione, dei molti professionisti che hanno preferito non scommettere sulla città e sono andati altrove. Il racconto comune converge sul ritenere che la ricostruzione non si faccia solo con i mattoni ma ricostruendo il tessuto sociale, promuovendo la cultura, attirando i giovani, ricreando lavoro; un racconto che muove sempre dalle storie personali, dall’umanità che abita i luoghi dando loro forma e dai luoghi che influenzano l’umanità che li vive nel mentre le si modellano intorno, in un interscambio continuo. A L’Aquila e nei suoi dintorni, come Onna e Tempèra, si inaugurano spazi nuovi e ricostruiti e nuove vicende muovono dalla memoria di ciò che è stato verso il progetto condiviso di ciò che potrà e dovrà essere.
Nel workshop di fotografia sociale tutto questo sarà tradotto in un racconto fotografico che esplorerà l’interazione tra luoghi e persone, in quella reciprocità di relazione che permette di custodire la memoria nel mentre si costruisce il presente e si disegna il futuro. Uno spazio ottimale per la fotografia ad azione sociale.

Quatrani – Foto di Danilo Garcia Di Meo

Programma e date del workshop: Il corso sarà diviso tra una lezione teorica, tre uscite fotografiche e due lezioni di editing, oltre allo sviluppo e alla realizzazione di un lavoro collettivo con le migliori foto dei partecipanti.

Venerdì 25 Giugno
14.00-16.00 Introduzione e presentazione del workshop
16.00-19.00 Uscita fotografica per iniziare a conoscere la città dell’Aquila
20.30-21.30 Serata sulla fotografia sociale aperta al pubblico

Sabato 26 Giugno
09:00-13:00 Uscita fotografica per documentare la realtà di una delle periferie aquilane 13:00-14:00 Pranzo
14:00-18:00 Editing: revisione collettiva delle fotografie scattate durante la giornata

Domenica 27 Giugno
10:00-13:00 Uscita fotografica a l’Aquila tra la storia e le ricostruzioni
13:00-14:00 Pranzo
14:00-18:00 Editing finale

Prodotti finali: pubblicazione delle foto degli studenti sul sito dei fotografi e realizzazione di un prodotto multimediale del lavoro collettivo.

Costo del workshop: 300 €

Iscrizioni: info@giuliodimeo.it e/o danilogarciadimeo@gmail.com

Scarica qui il programma completo del workshop

PAURA DELLE RESTRIZIONI COVID-19?
Non ti preoccupare! In caso di impossibilità a partecipare causa restrizioni anti Covid-19 saranno realizzati corsi online sulla realizzazione di un fotoreportage. In alternativa potrai chiedere di seguire uno dei corsi online messi a disposizione o il completo rimborso. Nulla andrà perso!


 

Quatrani – Foto di Danilo Garcia Di Meo

Foto tratte da “Quatrani” di Danilo Garcia Di Meo

Il termine “quatrani” in dialetto aquilano significa ragazzi. Sono trascorsi più di dieci anni dal sisma che colpì L’Aquila generando sfollati, feriti, morti. I bambini di allora, oggi diciottenni, sono cresciuti in questa “città proibita”, come viene comunemente definita. Di fatto, è una generazione di bambini urbani, cresciuti senza le strutture della città, privi di punto di riferimento e dei luoghi aggreganti che ogni città offre ai suoi figli. Questi ragazzi hanno trovato comunque un proprio spazio, la loro relazione è il luogo d’aggregazione, il rapporto che li unisce, nutre un’amicizia solida e profonda, alimentata sia da esperienze condivise, sia dal senso di mancanza e dalla loro indiscutibile resilienza affettiva e sociale.