Mostra: Parma Accoglie #Sguardi Resistenti | Parma

PARMA ACCOGLIE #SGUARDI RESISTENTI

Un progetto fotografico di CIAC Onlus a cura di Rosy Sinicropi e Giulio Di Meo in mostra da venerdì 14 ottobre sino a martedì 17 ottobre

13/17 Ottobre 2023- Parma
Venerdì 13 Ottobre: Inaugurazione dalle ore 18.00
Antica Farmacia San Filippo Neri – Vicolo San Tiburzio, 5 Parma


LA MOSTRA
Parma Accoglie #Sguardi Resistenti è l’esito di due workshop di fotografia realizzati in collaborazione con i  fotografi Rosy Sinicropi e Giulio Di Meo  che hanno coinvolto rifugiati e giovani italiani con l’obiettivo di sperimentare tecniche di narrazione e introspezione attraverso la fotografia:
laboratorio di self- portrait experience: l’autoritratto, il selfie diventano un mezzo per scatenare il processo creativo a partire dall’interiorità e trasformare le emozioni in arte
laboratorio  fotografia sociale:  l’immagine fotografica come strumento di ricerca, reportistica e narrazione  dell’accoglienza dei richiedenti asilo e rifugiati nella nostra città
I due laboratori, come spiegano i due fotografi, si ponevano obiettivi e metodologie di lavoro molto diversi e per questo non è stato facile trovare un filo rosso che unisse le storie e desse vita ad  una narrazione il più possibile coesa.
Abbiamo allora deciso di coinvolgere gli autori stessi delle fotografie e altre persone tra rifugiati accolti e volontari, in un laboratorio che ci aiutasse a “leggere” le immagini per coglierne il messaggio. Ci siamo resi conto, durante quello che è stato un processo maieutico reso ancor più complesso dalle differenze linguistiche, che quel filo rosso è la RESISTENZA, una resistenza salda nelle radici famigliari e  nutrita di ricordi e desideri in cui ognuno di noi può rispecchiarsi, nonostante la molteplicità di sguardi.
Da qui il titolo della mostra Parma Accoglie#Sguardi Resistenti.

Aperture al pubblico:
SABATO 14 – ore 9 – 12.30 – 15.30-19
DOMENICA 15 – ore 9 – 12.30 – 15.30-19
LUNEDI’ 16 ore 15.30-19
MARTEDI’ 17 ore 15.30-19
Presso l’Antica Farmacia San Filippo Neri – Vicolo San Tiburzio, 5 Parma

*L’ingresso alla mostra è libero. *

Previste visite guidate per le scuole. Per info: associazione@ciaconlus.org

 


#ParmaAccoglie

Mostra del workshop di fotografia sociale con Giulio Di Meo

La fotografia come forma di racconto e di relazione. Questo il filo rosso che ha unito i tanti laboratori di fotografia sociale tenuti dal fotoreporter Giulio Di Meo e organizzati in collaborazione con il Ciac (Centro Immigrazione Asilo e Cooperazione Internazionale) di Parma.

Una collaborazione nata nel 2018 con il primo workshop “Parma città D’Asilo” che aveva coinvolto dieci fotografe e fotografi italiani nel racconto visuale del variegato arcipelago Ciac. Per proseguire nel 2019 con il “Work Lab | Refugee Integration”, un progetto, che aveva visto protagonisti come fotografi sette rifugiati, per indagare e raccontare il rapporto tra immigrazione e lavoro, con particolare attenzione all’esperienza e all’inserimento lavorativo dei rifugiati nella città di Parma. Sempre nel 2019 un altro workshop nella cornice della Festa Multiculturale di Collecchio, che questa volta ha visto coinvolti nel racconto delle comunità e delle giornate di festa, sia fotografi italiani che rifugiati.

Fino ad arrivare all’esperienza di #ParmaAccoglie che ha dato vita a questa mostra. Un lungo workshop tenuto da dicembre 2022 a gennaio 2023 che ha visto coinvolti fotografe e fotografi italiani, persone in accoglienza e rifugiati ed operatori ed educatori del Ciac.

Negli spazi della casa di accoglienza Wonderful World – una struttura che ospita i migranti esclusi dal sistema istituzionale dell’accoglienza per gli effetti dei decreti immigrazione e sicurezza, e da qualche tempo anche turisti solidali – sono stati coinvolti giovani e adulti provenienti da Pakistan, Somalia, Burkina Faso, Ucraina, Sudan, Bangladesh, Eritrea e Afghanistan. La fotografia ha poi portato a scoprire i vari mondi che compongono il Ciac nella città di Parma e nella sua provincia, ha aiutato a raccontare il presente e, qualche volta, il passato di famiglie di nuova o vecchia costituzione, di varia umanità e provenienza.

Dall’intimità delle case, alla vitalità delle feste, alla rabbia che anima le loro proteste: eccoci allora a casa di una famiglia di origine marocchina che, mentre è impegnata a montare il letto per il bambino in arrivo, ci offre tè alla menta con frutta secca; e poi a Fidenza a casa di famiglie ucraine fuggite dalla guerra che qui hanno trovato pace e lavoro. Olga però in Italia non può insegnare la bandura, uno strumento ucraino simile al mandolino, e Diana non può ballare i balli tradizionali come faceva prima. Hanno appena festeggiato il compleanno di uno dei figli e in casa ci sono ancora i palloncini colorati. Ci offrono insalata di cavolo, aringa, dolci tipici e schiacciate fatte in casa. Ci mostrano i lavori a maglia per il cagnolino mascotte, ritagli artistici di carta, storie di altre esperienze in una nuova scuola. Come loro, anche Tipu è fuggito dal’Ucraina e vive in una casa del Ciac in provincia, a Lesignano De’ Bagni. Tipu è bengalese, ma studiava medicina in una città vicino a Kyiv e, allo scoppio della guerra, è venuto in Italia, dove ha pro- seguito la sua carriera universitaria nell’ateneo di Parma. Ha cucinato per un’intera giornata il cibo del suo Paese. Ci ha aperto la sua stanza: il diario che gli ha dato la madre, da riempire con i suoi piccoli e grandi successi quotidiani, i libri per imparare l’italiano, gli oggetti che ha portato con sé.

Alla fase dello scatto è seguita quella dell’editing e del ragionamento collettivo sulla singola immagine e sul racconto complessivo. Un tassello in più è stato poi fatto grazie alla presenza di gruppi di volontarie e volontari che hanno favorito la mediazione e aiutato a comporre le didascalie in italiano, dove si intrecciano infatti i racconti, le scelte e le aspettative miste ai sogni. I testi generati parlano di nostalgia e di speranza, di giovani e di futuro, di paure e del coraggio necessario, di preghiere, attese, ma anche di grandi e piccole scintille di gioia e di semplici gesti di cura quotidiana. Nell’arco di quattro incontri estivi è stato chiesto loro di condividere frasi, spunti, canzoni ed esperienze, per costruire una didascalia ibrida, in grado di raccogliere elementi e testimonianze diverse.

Mescolare gli sguardi aiuta a mettere da parte il giudizio, decostruire e porsi in una condizione di parità. Abituati a una narrazione tossica che punta il dito e non chiede, non ascolta, le persone che hanno partecipato al laboratorio hanno preso in mano la macchina fotografica e raccontato attraverso la loro lente, il loro vissuto e i loro desideri. Si è creato così un incontro prezioso – lontano dal racconto quotidiano impersonale – ricco di storie di persone, con alle spalle il proprio viaggio e di fronte i propri sogni.

Paola Dentifrigi e Marika Ikonomu

Fotografie di: Cesare Augello, Fousseny Camara, Mariella Caretto, Paola Dentifrigi, Marisa Di Brindisi, Fazal Kalakhan, Masuma Karimi, Gigi Montali, Ismail Semriye Omer e Abu Syeed Tipu.