I “falsi” reportage di Bruno Vidoni

Il 13 dicembre è stata inaugurata a Bologna, negli spazi espositivi di Senape Vivaio Urbano, la mostra Guerre e cronaca nel cortile di casa. I falsi reportage di Bruno Vidoni (1969-1984), promossa da Witness Journal e curata dal Centro Etnografico Ferrarese. La mostra è accompagnata da un catalogo pubblicato dall’Editoriale Sometti di Mantova.

Witness Journal si interroga da sempre sul significato di reportage, nella piena convinzione che il mestiere del fotogiornalista sia ancora attuale, rivestendo un ruolo centrale nell’informazione e nell’approfondimento delle notizie. Per questo motivo ritiene che sia importante, per chi opera in questo campo, conoscere la lezione data da Bruno Vidoni (Cento, 1930-2001) con le sue provocazioni fotogiornalistiche, che costrinsero gli addetti ai lavori a riflettere sulla funzione dell’immagine ottica e che proiettarono il fotografo centese nella storia della fotografia italiana.

Bruno Vidoni/Giulio Di Meo

La tesi di Vidoni era chela fotografia bellica avesse perduto ogni valore documentario, finendo con l’ubbidire esclusivamente a funzioni simboliche, e che il fotoreporter non fosse un testimone obbiettivo ma solo un fornitore di immagini destinate a soddisfare le esigenze dettate dai grandi gruppi editoriali. Secondo Vidoni non esisteva conflitto che non fosse possibile ricostruire nella periferia della propria città e, per dimostrarlo, realizzò diversi servizi fotografici a Cento e nella vicina Pieve di Cento.

Nel 1969 produsse il suo primo “falso” reportage, ambientato nella Spagna franchista, nel1971 un servizio sulla guerra in Cambogia, estensione di quella vietnamita che a quel tempo insanguinava il sud-est asiatico. Due anni dopo inscenò un reportage sugli scontri nel nord dell’Irlanda tra esercito inglese, cattolici e protestanti.

Queste burle erano costruite utilizzando tutti i luoghi comuni del fotoreportage bellico, ma esibivano platealmente gli indizi necessari a coglierne la dichiarata impostura; nonostante questo trassero in inganno diversi critici di fama che le presero per vere, esponendo le foto in mostre, premiandole a concorsi fotografici e pubblicandole su prestigiose riviste, innescando così un vivace dibattito culturale a livello nazionale allo svelamento dell’inganno.

Vidoni costruì ulteriori due reportage utilizzando i medesimi meccanismi creativi: nel 1978 documentò un falso infortunio occorso durante un incontro tennistico, mentre nel 1984 ne realizzò un ulteriore che aveva per protagonista una terrorista operante nel contesto mediorientale.

Bruno Vidoni/Giulio Di Meo

Queste provocazioni non furono mai fini a loro stesse, ma posero l’attenzione su problematiche ancora oggi attualissime: la nascita di internet e dell’informazione globale digitale consentono una immediata, capillare e democratica diffusione dei contenuti, ma ci espongono al contempo al rischio sempre più concreto di non essere in grado di riuscire a cogliere eventuali mistificazioni o, volendo usare una definizione ormai di uso comune, di essere ingannati da fake news. Bruno Vidoni ci invitava a riflettere su questi temi già sul finire degli anni sessanta del Novecento.

Witness Journal analizza da tempo la figura di Vidoni, tanto da averla posta al centro di un laboratorio organizzato a Cento sua città natale, indirizzato a persone diversamente abili, dove i partecipanti vengono guidati in un percorso di reinterpretazione di celebri foto storiche. L’obiettivo è quello di ricostruire una storia della fotografia attraverso le immagini di diversi autori storicizzati (fra cui lo stesso Vidoni), ripercorrendone lo sviluppo fin dagli albori; sfruttando l’aspetto ludico del mezzo ottico, si fa rimettere in scena ai ragazzi i contenuti delle immagini scelte. Attraverso queste reinterpretazioni si intende proprio ricordare e portare avanti l’opera di denuncia sui rischi di falsificazione dei contenuti che Vidoni aveva avviato. Il laboratorio è svolto a Cento nella struttura di Coccinella Gialla in collaborazione con l’Anfass. Alla serata di inaugurazione della mostra vidoniana a Bologna hanno partecipato anche i ragazzi di Coccinella Gialla di Cento.

Guerre e cronaca nel cortile di casa. I falsi reportage di Bruno Vidoni (1969-1984). La mostra sarà visitabile fino al 27 dicembre 2018 presso Senape| Igor libreria in via Santa Croce 10/abc a Bologna.