Libro: CINQUANT’ANNI DI SGUARDI

CINQUANT’ANNI DI SGUARDI

L’ITALIA NEI CIRCOLI – CINQUANT’ANNI DI STORIA DELL’ARCI 1957-2007

Un libro per celebrare i cinquant’anni dell’Arci, la più grande associazione italiana nata a Firenze il 25 maggio del 1957. Un viaggio per immagini per raccontare i circoli italiani, luoghi di importante riferimento culturale, punti di incontro, condivisione e socialità, di una prossimità fatta di attivismo e partecipazione. Un lungo viaggio su e giù per l’Italia per narrare questa bella storia collettiva e popolare. Cinquant’anni di iniziative e solidarietà, cinquant’anni di storie, volti, sguardi, emozioni.

L’Arci, un milione di soci impegnati per l’affermazione della pace, della giustizia, della solidarietà e della convivenza. Uomini e donne di ogni età e condizione sociale che ogni giorno si ritrovano per fare e promuovere cultura e impegno civile, o semplicemente per trascorrere insieme serenamente il proprio tempo libero. Il fotografo Giulio Di Meo li ha incontrati visitando i circoli Arci su e giù per l’Italia, e ce li racconta attraverso i volti, le situazioni, gli sguardi.

Sono gli sguardi dei giovani che la sera ascoltano o producono musica, vedono film nelle arene o nei circoli del cinema; quelli degli anziani che si incrociano sui campi di bocce, sui tavoli della tombola o delle carte, nelle sale da biliardo; gli sguardi degli immigrati che imparano l’italiano nelle Case del Popolo dove hanno trovato un punto di riferimento familiare e accogliente. Sono gli sguardi dei cittadini che affollano le mille iniziative, gli incontri, le attività più diverse che ogni giorno animano I circoli Arci. E poi gli sguardi dei bambini italiani e stranieri che giocando insieme imparano, per il proprio domani, i valori della libertà, della democrazia, della cittadinanza.

Cinquanta anni di sguardi, perché questa storia ha mezzo secolo di vita, ma guarda al futuro con l’entusiasmo e la curiosità del primo giorno.


Le foto di tutti noi

“In questa notte scura, qualcuno di noi, nel suo piccolo, è come quei “lampadieri” che, camminando innanzi, tengono la pertica rivolta all’indietro, appoggiata sulla spalla – con il lume in cima. Così “il Lampadiere” vede poco davanti a sè – ma consente ai viaggiatori di camminare più sicuri. Qualcuno ci prova. Non per eriosmo o narcisismo, ma per sentirsi dalla parte buona della vita. Per quello che si è”

Tom Benetollo

Cinque mesi frenetici, su e giù per l’Italia, 6000 km percorsi; cinque mesi per raccontare cinquant’anni di storia. Catapultato su un immaginifica “Arci 66” che idealmente congiunge e collega le migliaia di circoli: da Firenze a Modena, da Genova a Bari, passando per Bologna, Torino, Gela, Reggio Emilia e ancora Roma, Varese, Carpi, Corleone, Taranto. Città e paesini, circoli piccolini e altri da diecimila iscritti, giù da un treno e via su bus, aerei, macchine, scooter e risciò. Macino km, segno le stazioni, cerco di ricordare tutti i nomi, gli sguardi che mi colpiscono, tutte le storie che mi raccontano.

Storie che sento scorrermi lungo la pelle, passarmi sotto le mani, entrarmi nell’obiettivo: storie come quella di Sandra, periferia di palermo, 36 anni 6 figli, tre dei quali in casa famiglia; la storia di Michele, ferrotranviere barese, a cui un proiettile mafioso, cinque anni fa, ha rubato un figlio adolescente; quella dell’architetto genovese, col suo piccolo orto “civile” e botanico per i bambini dei palazzoni sopra Genova; la storia del mio amico “Beppe”, che nella periferia torinese, tra mille difficoltà, si sforza di dare assistenza a migranti del Darfur; storie di lotta all’emarginazione, alla ghettizzazione come quelle portate avanti nei campi rom di Roma e Palermo; storie di impegno civile, come quella di migliaia di giovani emiliani, che il 25 aprile si ritrovano per ricordare i valori della resistenza e della lotta partigiana; la storia dei ragazzi di Corleone, che lavorano quella terra confiscata alla mafia, terra che sentono come il giusto rimborso per le tante ingiustizie subite; le storie come quella del novantenne bolognese, che ormai da 45 anni all’ombra delle torri, tra le luci tenui dei suoi biliardi, ha visto Bologna crescere e cambiare; storie di integrazione, come il bellissimo “corso di nuoto” a Palermo per i piccoli rom o il corso di break dance per i giovani della periferia di Gela; storie di migliaia di giovani e anziani, compagni e compagne, storie tutte diverse che confluiscono tutte su questa grande strada indipendente, ma con dei valori, degli ideali, dei colori ben chiari e definiti.

Più il tempo passava, più in me si rafforzava l’idea di pensare all’Arci come a una strada, una grande arteria, da cui ad ogni incrocio, parte un viottolo secondario che conduce a una casa. E la forza di questa grande strada, che taglia la nostra penisola da Nord a Sud, da Est a Ovest è proprio quella di unire tutti questi viottoli, tutte queste case, metterli insieme in un’unica, immensa famiglia.

Una strada che a percorrerla ha coinvolto anche me, mi ha accolto, emozionato, appassionato. Ricordo con affetto ogni sguardo incontrato; le innumerevoli discussioni sulla politica, sulla pace, sulla storia e sul futuro di questa grande associazione, tra le parole di Tom Benetollo e i ritratti del Che, tra le frasi di Gramsci e le bandiere con Berlinguer.

Spero con le mie foto di essere riuscito a dare un’idea di questa grande comunità, delle sue mille anime e sfaccettature. Nella mia vita non ho mai avuto tessere di partito, anche avendo ideali ben precisi; nel mio lavoro non ho mai accettato compromessi, ma ho sempre cercato di mantenere la massima autonomia, fiero di portare avanti la mia “fotografia sociale” nel modo più indipendente possibile. Credo che questa mia libertà, questo mio sogno, possa camminare insieme a questa grande comunità, fatta di gente, valori e ideali, “per sentirsi dalla parte buona della vita. Per quello che si è”.

Voglio infine ringraziare, tutte le persone che mi hanno aiutato, accompagnato, sostenuto, guidato in questo immenso viaggio: un grazie di cuore a Paolo Beni, Carlo Testini, Valentina Roversi (grazie per avermi sopportato), Federico Mei e Silvia Stilli (grazie ai quali tutto e cominciato) e poi Silvia di Ferrara, Giovanni, Michele e Eugenio di Bologna, Federico, Andrea, Giulia, Francesca e ..di Reggio Emilia, Gerardo e Valter a Modena, i ragazzi di Carpi, Gabriele, Francesca, Cristina, Laura, Betta di Genova, il mitico Peppe e Fabio a Torino, Gabriele, la moglie e il piccolo grande Pietro a Milano, Alessandro, Rossella, Michele a Bari, e i tutti i ragazzi della Puglia; Calogero, Anna, Patrizia, Miriam, Grazia e Lilla di Palermo, Giammarco e Roberta di Siena, Giorgio di Sesto Fiorentino, Francesca, Antonio e Alessia a Firenze, Elisa e Sara a Roma; ma grazie soprattutto a tutti gli iscritti, a tutti coloro che compaiono nelle foto e si sono prestati sempre con grande cortesia e disponibilità.

giulio di meo



AUTORI:
Foto di: Giulio Di Meo
Redazione: Valentina Roversi
Grafica: Sectio sas

INFO TECNICHE:
Formato: 20 x 20 cm (40 x 40 aperto)
Pagine: 144
Fotografie: 130


 

Guarda le galleria con alcune delle foto del libro:

Cinquant’anni di sguardi #1

Cinquant’anni di sguardi #2

 


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