2010-11 wks bo

C’è l’ex miss Abruzzo, e l’anziano partigiano in pensione. C’è la generazione di badanti al Parco della Manifattura, e i nostalgici della terra che coltivano una striscia di orto comunale dietro il Maggiore. Ci sono le bariste sorridenti e bacchettone, l’insegnante di italiano per stranieri, l’insegnante di inglese per bambini, quella di canto e quella di ballo. Ci sono ragazzi e ragazze dell’Arcigay del Cassero che animano le serate bolognesi. Ci sono le polentate, le crescentinate, e le sfogline che impugnano il mattarello insieme agli studenti Erasmus. E mentre il Mercato della Terra in Azzo Gardino scandisce il passare delle settimane, le botteghe di artigiani di quartiere, scandiscono quello degli anni.

Eccolo il quartiere Porto, il quartiere più interno, inside appunto, di Bologna; vissuto da gente che qui è nata come da immigrati. Cartograficamente un rettangolo stretto nel cuore della città, nato già ibrido dall’accorpamento dei vecchi rioni Saffi e Marconi. Da allora, il Porto franco bolognese, è un eterogeneo microcosmo in evoluzione, in bilico tra gli interminabili progetti culturali della Manifattura delle Arti, e il mallo originario dei palazzi popolari. Tra le sue strade, la tradizione incontra la voglia di rinnovo, a volte resistendole, a volte concedendosi, e tutto succede proprio là, su quei volti e luoghi che si sono aperti, con fatica o egocentrismo, all’incursione dei nostri mezzi. Lo abbiamo fotografato. Li abbiamo fotografati. Fotografando abbiamo conosciuto, loro gli abitanti, i loro luoghi e le loro abitudini. Qualcuno ne è rimasto incastrato. Ognuno, a modo suo, se ne è innamorato. Ed ecco la storia; il nostro Porto, i nostri Portolani.

Silvia Costa

Workshop organizzato in collaborazione con Spazio Labò-Centro di Fotografia

Fotografie di: Sara Alberghini, Sara Casna, Silvia Costa, Yuri Crea, Elisa Garbo, Ilaria Ghidini, Angela Sanelli, Felice Spampanato, Vincenzo Stracca, Nicoletta Tranquillo, Peter Zullo.