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Cammini dalla Cirenaica al Quadrilatero, dal Mercato delle Erbe a Via Farini e puoi solo decidere di farti affascinare da Bologna e dalla sua storia, guidato dalla Torre Asinelli piantata là in mezzo come uno stuzzicadenti nella tartina. Una specie di passeggiata extra temporale, in luoghi che erano già luoghi molto tempo fa, ed altri che lo sono diventati. Nella certezza che un posto diventa luogo solo quando viene respirato dalla persona che lo abita e da quelli che lo visitano.

La città ha la pelle d’oca all’alba di maggio, ancora spaventata dalle scosse di terremoto di qualche giorno prima: imbracci la tua civile arma, la macchina fotografica, alla ricerca di qualche traccia, di qualche trama, di un filo che colleghi il passato antico e il presente recente. Il presente di oggi è un presente antico fatto di suole e forme di scarpe da scolpire su misura per l’elegante felsineo nel Ghetto Ebraico, ma anche sfoglie e tortelloni giallo intenso, prodotte da ex ragioniere e grafiche pubblicitarie, decise a portare avanti la tradizione da vera “Arzdoura”. File di tortellini sbocciati sul tavolo come girasoli, pronti per essere raccolti a mazzi e gettati nel brodo di gallina, di quella buona ripulita con competenza e dedizione da uno dei macellai da back office del Quadrilatero. Ci si riposa un po’ sotto il portico della Morte, dove la vita, invece sale dai libri, e c’è chi invece preferisce continuare l’itinerario per scoprire che anche a Bologna fabbricano cioccolato, quadrato e tricolore, nelle tonalità del camice delle inservienti, eleganti come il negozio.

Ancora qualche centinaia di metri, ed ecco pigramente i signori che si preparano al sabato sera con la moglie rilassandosi nelle poltrone grandi dal loro barbiere di fiducia, tempio della chiacchera maschile.

Dall’ombra del ponte di San Donato all’ombra sbilenca della Garisenda cerchi di cogliere una soluzione di continuità tra le generazioni dei commercianti, tra il volto del padre e quello del figlio che raccoglie il testimone come nelle gilde medioevali.

E’ tutto talmente solido e assodato, lineare e pieno, ovvio e creativo che quasi non c’è immagine che possa avere un’età. Alla fine, resta la certezza che il tempo, nel cuore pulsante di Bologna, bolle lento come il ragù e che a volte non avere una mèta è il modo migliore per gustarsi il viaggio.

                                                                                                                                Elena Zini

Fotografie di: GianLuigi Benfenati , Angelo Canzoneri, Sara Colombazzi, Matteo Perini, Daniele Stefanizzi, Elena Zini.

Assistente: Sabrina Flocco

Workshop organizzato in collaborazione con la Provincia di Bologna nell’ambito della IV Edizione di IT.A.CA’ migranti e viaggiatori: Festival del Turismo Responsabile