15-03 Milano

“Sì, Milano è proprio bella, amico mio, e credimi che qualche volta c’è proprio bisogno di una tenace volontà per resistere alle sue seduzioni, e restare al lavoro.”

Giovanni Verga

Il Quartiere Isola a Milano è la giusta congiunzione tra il dinamico centro cittadino e la sua più tradizionale periferia. “Isolato” dal resto della città dalla ferrovia un secolo e mezzo fa, in passato è stato caratterizzato da intensi traffici commerciali tra la Brianza e il capoluogo meneghino.

Fino agli anni ottanta del secolo scorso, la presenza della strada ferrata e l’esistenza di fabbriche nel proprio tessuto ne hanno definito i connotati sociali, caratterizzandoli con una forte componente operaia. Ora invece è una zona in forte mutamento, tanto nella struttura quanto nei suoi abitanti. Per alcuni è un punto di partenza, per altri un nuovo punto di arrivo. Isola è insomma un crocevia di relazioni, in continuo movimento e trasformazione, forse la porzione di città che ha sentito di più l’influenza dell’avvento di Expo 2015.

Legato alla fiera internazionale, Porta Nuova è il progetto finalizzato alla riqualificazione del territorio Garibaldi – Isola – Varesine. Passare per le neonate piazze è un po’ come ritrovarsi in un quadro di Edward Hopper: geometrie decise e forti tagli di luce.

In questo piano progettuale assume il ruolo di regina Gae Auelenti, l’architettonica piazza che cattura l’attenzione dei passanti: gente che si diverte, trovando svago nella complicità e nel gioco di un gruppo di amici, nel calore della famiglia, nella tenerezza di una coppia. Il fascino ambivalente delle sue forme regolari, contrapposte al vivace disordine umano, ne hanno già fatto una meta turistica di grande interesse.

Accanto ai nuovi grattacieli sorti negli ultimi anni convivono alcune delle tipiche e colorate case della vecchia Milano. È bello scoprire che sotto il rinomato Bosco Verticale, nel cortile di una casa di ringhiera, r-esiste uno splendido banano.

Percorrendo le vie “isolane” e fermandosi a parlare con gli ambulanti, tra i banchi del variopinto mercato multietnico, ci si può imbattere in storie di vita dal dopoguerra alla più recente immigrazione e integrazione nel territorio.

All’Isola sono nate anche nuove attività lavorative; belle realtà che esaltano la vivacità del quartiere. Dalle sciarpe in feltro alle stampe su tessuti e cartoncino, dagli strumenti a corda al re-inventarsi con estro manufatti retrò, fino ad arrivare al laboratorio di tradizionale pasta fresca: ci si è inventati un modo originale di fare artigianato.

Non mancano aree pubbliche e condivise: come gli orti di Isola Pepe Verde, sorti nell’intento di riutilizzare terreni abbandonati, che ora si possono vivere anche sulle note di una fisarmonica; o l’operosità e l’ospitalità della Stecca degli Artigiani, spazio ricostruito per le necessità dei cittadini.

Quegli stessi che possono usufruire della “Ciclofficina”, per gli amanti della bicicletta, del “Bricheco”, per il fai da te condiviso, e del Circolo Metissage per corsi di teatro, danza, disegno e altre attività ricreative.

Grazie alla presenza di Ciclofficina, si scopre quanto la bicicletta sia il mezzo di trasporto più adatto qui: comodo e utile per evitare la congestione del traffico milanese.

Ma all’Isola non c’è solo praticità: il P.I.C. (Pronto Intervento Clown), coi suoi vivaci Nasi Rossi, è un’inusuale entità che stupisce e colora di allegria le vie del quartiere.

Per concludere, il nostro è stato uno sguardo sulle persone, sulle loro attività, ma anche sul modo

di vivere il loro territorio. A volte in maniera consapevole, altre più estraniato, quasi fossero sospese in un’attesa. Così come il quartiere stesso.

In attesa. Di crescere. Di trasformarsi. Di ridefinirsi.

In sostanza, il microcosmo dell’Isola rispecchia molto la realtà della città di Milano: di una bellezza che si trova soprattutto se la si va a cercare. Non quella patinata e di superficie, delle riviste di moda, ma quella che si scopre nel profondo. Tra i cortili, in mezzo alla gente, oltrepassandone l’apparente diffidenza.

Dalle tempo e schiuderà davanti a te segreti che non potranno che meravigliarti per la loro semplicità.

“Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti”.

Cesare Pavese

Fotografie di: Fabrizio Bertolini, Diego Cantore, Irene Fassini, Davide Gloria, Andrea Mancuso, Monica Mereghetti, Daniele Torresin.

Assistenti: Matilde Castagna, Laura Pezzenati.

Musiche: Awakening /Silent Partner – Cloud Patterns /Silent Partner

Workshop organizzato in collaborazione con Witness Journal Masterclass.