BERLIN STREET STORIES

Workshop di storytelling e street photography con Giulio Di Meo

03/06 Giugno 2022 – Berlino


Tra spazi liberi e quartieri trasformati dalla cosiddetta “gentrificazione”, nel corso di tre giorni intensi, ci siamo fatti un’idea delle mille sfaccettature di Berlino. Tra modernità e tradizione, presente e passato, ci siamo un po’ avvicinati a questa città che, almeno in apparenza, promette una libertà infinita. Capitale cosmopolita, conosciuta come la città che non dorme mai, dove la giornata inizia con la notte: Berlino attira ogni anno milioni di turisti da tutto il mondo, per la sua storia, ma ancor più per la vita notturna essendo la capitale della musica elettronica e della techno.

Berlino è però anche una città di rapidissime trasformazioni urbane e sociali: la gentrificazione, ovvero la riqualificazione di quartieri che sono passati da popolari a residenziali, con conseguente aumento del prezzo degli immobili e trasferimento degli abitanti originari verso altri quartieri o altre città. Speculazioni e privatizzazioni hanno colpito spazi liberi e comuni, trasformandoli in luoghi commerciali o residenze di lusso, modificando il volto della Berlino più alternativa e rendendo più povere le fasce sociali più deboli.

Innumerevoli sono state, dal 2019 ad oggi, le manifestazioni per combattere questi fenomeni, al grido di “Wohnen für Alle” (“alloggi per tutti”). Berlino resta pur sempre una città di lotta: nelle strade, nelle case occupate, nelle università, nelle comunità antifasciste, femministe, antirazziste e queer; creando, sognando e vivendo piccole e grandi utopie.

Abbiamo cercato di conoscere alcune di queste anime berlinesi nei tre giorni di workshop, girando per alcuni quartieri della città. Abbiamo cercato di cambiare il nostro punto di vista, interrogandoci sui problemi di Berlino: i cambiamenti e le riqualificazioni che la interessano, speculazioni che spesso creano disparità.

Bino Byansi Byakuleka e Muhammed Lamin Jadama della radio “We are born free!”

Non sarebbe mai stato possibile cambiare la nostra prospettiva senza l’aiuto delle tante e belle persone che abbiamo incontrato sulla nostra strada!

Ringraziamo Muhammed Lamin Jadama, anch’egli  fotografo oltre che giornalista e assistente sociale: un uomo poliedrico come Kreuzberg, il quartiere in cui abita e opera. Tra i suoi tanti impegni ed attività, lavora per l’associazione Querstadtein facendo la guida turistica nel quartiere di Kreuzberg. Muhammed, giunto a Berlino come rifugiato, ci ha mostrato un altro volto del suo quartiere, conosciuto per essere multicolore e allegro. Ci ha raccontato del suo lavoro di aiuto alle persone con problemi di tossicdipendenza, persone che normalmente vengono solo stigmatizzate e represse piuttosto che aiutate; della gentrificazione, che colpisce principalmente gli immigrati e le fasce più deboli della popolazione e, infine, del razzismo diffuso.

Nonostante la repressione, Kreuzberg, storicamente, è un quartiere ricco di movimenti politici, una zona di resistenza con tante iniziative di autogestione.

La mostra fotografica di Muhammed sugli stereotipi di coloro che vengono considerati berlinesi, la stazione radio We are born free gestita autonomamente da rifugiati, la Regenbogenfabrik, un luogo di creatività e vita in comune e il “sharehouse” Refugio, nel quale convivono “new and long-time Berliners”; questi sono solo alcuni esempi delle realtà politiche e di resistenza che abbiamo avuto l’opportunità di conoscere.

Ringraziamo anche Gerd Danigel, che con le sue fotografie della DDR (Repubblica Democratica Tedesca) ci ha permesso di viaggiare nel tempo. Siamo rimasti profondamente colpiti dalla qualità del suo lavoro, dalla sua modestia e soprattutto dalle sue bellissime fotografie che espone e vende personalmente al mercatino del Boxhagener Platz.

Dalla Berlino del passato delle immagini di Gerd, ci siamo spostati a Bernauer Straße per vedere quello che è rimasto oggi del muro di Berlino: pezzi di muro, massicci e grigi, che ancora oggi provocano una sensazione di angoscia.

E’ impressionante pensare a quante volte, in pochi giorni, abbiamo attraversato con leggerezza, quasi senza accorgercene, quella linea che una volta veniva chiamata “Todesstreifen” (“linea della morte”); confine che, da un giorno all’altro, separò improvvisamente e per tanti anni famiglie, coppie e amici.

Se a fine giornata non sarete stanchi, se non vi faranno male i piedi e la schiena, vorrà dire che non avete fotografato per bene”, questo è stato il messaggio di benvenuto di Giulio Di Meo al primo giorno di workshop. Direi che abbiamo fotografato, eccome! E’ stata una maratona: dal vecchio e dismesso aeroporto di Tempelhof ora diventato un parco pubblico, ai giardini comuni chiamati Prinzessinnengärten, dalla East Side Gallery al parco Mauerpark, da Herrmannplatz al Gleisdreieckpark, da Potsdamer Platz a Brandenburger Tor e poi Alexanderplatz. Chilometri e chilometri, per scoprire questa capitale moderna e dinamica, dove convivono, prevalentemente in armonia, realtà eterogenee; dove le culture e le lingue si intrecciano.

Dopo l’ultima corsa in metro, siamo saliti sui tetti, quasi a voler toccare il nostro cielo sopra Berlino.

Antonia Bretschkow

Il gruppo con il fotografo Gerd Danigel

 


[…]

“Quando il bambino era bambino
non aveva opinioni su nulla,
non aveva abitudini,
sedeva spesso con le gambe incrociate,
e di colpo si metteva a correre,
aveva un vortice tra i capelli
e non faceva facce da fotografo.”

[…]

Peter Handke, estratto dalla poesia “Elogio dell’infanzia” – dal film Il Cielo sopra Berlino


 

 

Fotografie di: Antonia Bretschkow, Stefano Caviglia, Alessandro Romagnoli, Michele Scarrone,  Renato Viviani, Alessandro Zamboni, Stefano Zotti e Lucia Zullo.

Assistente: Antonia Bretschkow

Musiche: Manifest It (Instrumental) & Go Down Swinging (Instrumental) by NEFFEX

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