Chi capita a Rovereto in un giorno qualunque ha l’impressione di essere accolto tra le braccia di una madre austera e affettuosa, che si arrabbia per il disordine ma poi ti offre un caffè nei suoi innumerevoli bar. Una madre dalla pelle di pietra dura, che porta nelle vene il sangue ardente del legno, silenziosa e presente.
Non è sempre facile farsi capire da lei, robusta quercia dall’anima profondamente trentina, scandita da ritmi solidi di gente che lavora e non ha tempo da perdere in facezie, gente che attraversa le strade per andare da qualche parte, spesso in fretta. Che ama rifugiarsi nel calore domestico più che girovagare senza meta. E se proprio questa città ti invita a viverla, lo fa nelle sagre, nelle feste, nei mercati e nel suo Mart.
Non appena cala il sole, si porta ogni brusio dietro la linea dell’orizzonte a coricarsi, lasciando alle vibrazioni dell’aria solo il suono della Campana dei Caduti. Noi abbiamo deciso di sorprenderla di giorno, sotto la luce che disegna le linee oblique delle ombre, per incontrare volti veri e finti, gambe in movimento, mani che lavorano. Ci sono anche passaggi e pause, come a voler respirare un po’ di più a pieni polmoni quell’aria secca di queste parti, momenti dove ci si può anche sedere nelle panchine e farsi sorprendere dal sole di ottobre. Una città, la nostra, che non è clacson, sirene e grida, ma radici profonde, accoglienza e silenzio di gente che cammina con la schiena dritta.
Elena Zini
Workshop organizzato dal circolo fotografico L’immagine di Rovereto.
Fotografie di: Carlo Battistotti, Raimondo Calgaro, Alessio Coser, Federica Filippi, Paolo Longo, Christian Miorandi, Lucia Ongaro, Stefano Paglia, Elena Zini.
Assistente: Alessio Coser
Musica: Cinematrik by Identity of Self | ccmixter.org