Visioni in Azione

Laboratorio di fotografia di documentazione e photovoice

Settembre 2023/Dicembre 2024


La fotografia come strumento di cambiamento sociale

Negli ultimi vent’anni, ho promosso la fotografia come strumento di trasformazione sociale, al servizio di associazioni e comunità impegnate nella difesa dei diritti e nella lotta contro le diseguaglianze. La fotografia non è solo un mezzo di documentazione, ma una lente per osservare e comprendere la realtà. Credo nel potere delle immagini come veicolo di cambiamento personale, sociale e politico, capace di dare voce a chi rimane inascoltato.

La mia visione si fonda su una fotografia “concreta”, che agisce direttamente nelle realtà che racconta. Nei miei progetti, questo approccio si traduce in un impegno attivo con le comunità fotografate. In ambito didattico, incoraggio l’uso della fotografia per esplorare i bisogni individuali e collettivi, e per promuovere il cambiamento. Per me, la fotografia è una forma di azione, consapevolezza e un mezzo per costruire connessioni, contribuendo a un futuro più equo e inclusivo.

Questo approccio ha ispirato il progetto “Visioni in Azione”, finanziato dalla Regione Campania, nato dalla necessità di dare voce alle comunità fragili, duramente colpite dalla pandemia. Promosso da Arci Campania APS, in collaborazione con Acli Campania APS, Auser Campania APS, Simposio Immigrati ODV e Don Tonino Bello ODV, e realizzato in partnership con l’Osservatorio Politiche Sociali dell’Università di Salerno e il Forum del Terzo Settore Campania, il progetto “Visioni in Azione” ha visto la partecipazione attiva di Witness Journal, con me e il fotografo Vincenzo Coppola impegnati nella cura del laboratorio di Photovoice.

Un Obiettivo Comune: Dare Voce alle Comunità

L’obiettivo di Visioni in Azione” è stato quello di trasformare i residenti da spettatori passivi a protagonisti del cambiamento. Nella prima fase del progetto le associazioni locali del partenariato di progetto hanno costituito le équipe territoriali, le Agorà di Quartiere”, che hanno realizzato una mappatura dei bisogni e un’attività di ascolto e animazione delle comunità. Una fase fondamentale per leggere e comprendere la complessità delle realtà locale attraverso l’incontro con gli abitanti, le loro storie ed i loro vissuti, per costruire nuove relazioni e ingaggiare i partecipanti nei laboratori di photovoice. Poi armati di fotocamere, gli abitanti coinvolti hanno avuto l’opportunità di esplorare i loro quartieri, immortalando emozioni, speranze e difficoltà.

Le immagini, frutto del lavoro collettivo, non sono state semplici rappresentazioni, ma veri e propri strumenti di empowerment, in grado di stimolare la riflessione individuale e collettiva sui futuri desiderabili. Ogni fotografia ha rappresentato un’occasione per riflettere sulla propria condizione sociale, favorendo il mutualismo e contribuendo alla creazione di una visione collettiva del cambiamento. Le immagini sono diventate quindi i “mattoni” sui quali sono stati costruiti i Patti di Quartiere”, vere e proprie reti di protezione sociale che coinvolgono abitanti, istituzioni e attori economici per migliorare la qualità della vita nelle comunità.

Nelle città di AvellinoBattipaglia, BeneventoCaserta e San Giorgio a Cremano, in quartieri caratterizzati da povertà economica e culturale, nell’ultima fase di progetto le reti locali hanno aperto una Portinerie di Quartiere”. Uno spazio aperto ed inclusivo dove, in base alle priorità specifiche individuate, sono stati avviati servizi di mutuo-aiuto, di ascolto e socializzazione per contrastare fenomeni di povertà educativa, povertà materiale e solitudini.


La Metodologia del Photovoice

Il Photovoice, metodologia di ricerca-azione partecipata ideata nel 1997 da Caroline Wang e Mary Ann Burris, combina fotografia e narrazione per stimolare consapevolezza e promuovere il cambiamento sociale. Attraverso questa metodologia, i partecipanti esplorano i problemi e le potenzialità del loro territorio, raccontando la propria visione delle problematiche sociali. Le immagini, accompagnate da narrazioni personali, diventano strumenti di confronto collettivo, suscitando emozioni e stimolando riflessioni profonde. Il Photovoice ha tre obiettivi principali: valutare bisogni e risorse, stimolare il dialogo e la riflessione critica, e promuovere il cambiamento sociale. Questo approccio inclusivo non richiede competenze fotografiche avanzate, ma utilizza la fotografia come mezzo per esprimere e comunicare punti di vista. I partecipanti diventano osservatori attivi, con una maggiore consapevolezza e responsabilità nei confronti della comunità.

Le Fasi del Laboratorio

Il laboratorio è iniziato con una formazione intensiva di due giorni, focalizzata sulla metodologia del Photovoice e sulla fotografia documentaria. I partecipanti si sono ispirati ai grandi fotografi sociali del Novecento come Jacob Riis, Lewis Hine, Dorothea Lange e Gordon Parks, che hanno utilizzato la fotografia per denunciare ingiustizie e influenzare politiche sociali. Hanno esplorato come le immagini possano essere uno strumento potente per sensibilizzare e stimolare il cambiamento sociale.

Successivamente, i partecipanti hanno affrontato tre compiti fotografici: “Cosa ti piace del tuo quartiere?”, “Cosa non ti piace?”, “Cosa vorresti che cambiasse?”. Ogni sessione è stata seguita da un incontro di discussione collettiva, in cui le immagini sono state analizzate per esplorarne il significato e le emozioni evocate. Questo processo di condivisione ha favorito la costruzione di una visione comune della vita nel quartiere e l’individuazione di soluzioni per migliorare la qualità della vita.

Le fotografie selezionate sono state poi esposte in mostre pubbliche, trasformando gli spazi urbani in luoghi di dialogo e partecipazione. Le mostre hanno avuto un impatto significativo, non solo come presentazione delle opere, ma anche come momenti di riflessione collettiva, che hanno portato alla creazione di Patti di Quartiere, accordi tra cittadini, associazioni e istituzioni, e all’attivazione delle Portinerie Sociali, spazi di mutuo-aiuto per rispondere concretamente ai bisogni delle persone più fragili.

Visioni in Azione è stato più di un laboratorio fotografico: è stato un viaggio alla scoperta di sé stessi e della propria comunità. I partecipanti hanno imparato a guardare il proprio quartiere con occhi nuovi, a cogliere dettagli prima ignorati e a dare voce alle proprie emozioni. Le fotografie sono diventate strumenti di cambiamento, rafforzando il senso di comunità e la responsabilità condivisa.