CAMINI: PERCORSI D’ACCOGLIENZA
Workshop di fotografia sociale con Giulio Di Meo e Nicola Zolin
13-15 Settembre 2024 – Camini (Rc)
Ponti arcobaleno
Ogni volta che parlo con qualcuno di loro
mi sorprendo a raccontare un poco di me
perché tutti abbiamo frontiere da superare,
divieti, restrizioni, controlli…
e uno per l’altro siamo dei ponti
verso il rifugio dell’anima
che manca sulle mappe ufficiali
eppure è la meta finale
di ogni traversata
La Calabria ci accoglie arida, non piove da undici mesi. Poche settimane prima il vescovo di Locri ha celebrato una messa, invitando a pregare per dissetare le terre e le anime e chiedere perdono per l’egoismo umano.
Ci lasciamo alle spalle la lingua salata del mare e risaliamo il dorso della collina fino al paese di Camini rannicchiato nel grembo della notte. Argilla, pietra e alberi neri infilzati di stelle.
Il mattino è una sorpresa luminosa, nuvole bianche cavalcano l’azzurro e un arcobaleno si tuffa fra i tetti grigi, flirtando con i murales coloratissimi di Lorenzo Terranera. La brezza scompiglia il bucato sui balconi, anima i gerani e la bouganville nei vasi di coccio sulle scalinate, gioca con il velo bianco e la veste rosa di Arezo, la ragazza afgana che ci guida nel labirinto di vicoli. Volto candido e gentile, l’italiano fluido imparato in soli due anni, il sogno di studiare medicina…
Arezo ci invita a entrare nel laboratorio tessile Ama-la dove sua madre Ziagul sta lavorando al telaio. Lo scialle che incornicia il viso di una bellezza antica d’un tratto mi riporta in mente il copricapo che indossava mia nonna, profuga della costa tracia dell’Egeo. La terra da cui partirono anche i bizantini verso le rive calabre. Il grande telaio del mondo intreccia secoli, storie, tradizioni. Le mani esperte fanno la spola fra i fili, tessendo inseme ricordi e speranze, ha sette figli Ziaghul, salvi grazie ad un corridoio umanitario e all’impegno della Cooperativa sociale “Jungi Mundu” ma il futuro è incerto. Lo è per tutti…
Lo sa anche il giovane pachistano Hasib fuggito con la famiglia in Libia. Vivevamo tranquilli, racconta, andavo a scuola, poi con la guerra civile è cambiato tutto. Di nuovo terrore, fuga, incertezza fino all’accoglienza a Camini. Nel negozio di sartoria conosciamo i suoi genitori. Il padre Shabar, orafo, ha imparato un nuovo mestiere grazie ai filmati su YouTube e ora confeziona borse e vestiti di coloratissimo cotone africano. Sembra facile reinventarsi, forse lo è per i giovani dall’identità ancora malleabile, per gli adulti, invece è una sfida che richiede coraggio, iniziativa, fede, apertura. È capitato anche alla generazione dei miei genitori dopo il crollo del comunismo. Cinquantenni con una carriera consolidata che da un giorno all’altro hanno perso il lavoro precipitando nel vortice del capitalismo selvaggio, precarietà economica, depressione. I giovani come me hanno lasciato in massa la Bulgaria. I genitori sono rimasti. Alcuni si sono reinventati, altri sono stati schiacciati…
Nella madre di Hasib china sulla macchina da cucire vedo mia madre che sta imbastendo una gonna per me con il ritaglio di seta cinese acquistato sottobanco in uno dei negozi vuoti e grigi.
E poco dopo intravedo me stessa nella piccola aula scolastica durante la lezione di italiano per principianti. Al banco centrale è seduto il generale afgano, lo sguardo concentrato, la penna che pare un giocatolo nella mano grossa. Nel pomeriggio lo vedrò scendere per la preghiera del venerdì, sorridente ed elegante nel tradizionale shalwar kameez dai ricami lucenti, ma ora in maglietta gialla sembra solo uno studente che teme di essere chiamato alla lavagna. Mi riconosco nell’ortografia incerta, nelle parole che si incastrano dure in bocca ma so che con il tempo si scioglieranno, troveranno il ritmo e la lingua nuova diventerà dolce come la lingua madre…
La sera ci troviamo nella stessa aula per la nostra lezione di fotografia insieme a Arezo e alla sua amica siriana Douaa. Ci sono anche Omar e gli altri bambini che hanno scorrazzato tutto il giorno con le macchine fotografiche in mano, scoprendo con genuina meraviglia fiori, gatti, persone… Scattano da sempre con i telefonini ma questi non sono i soliti selfie, oggi hanno cercato un legame con l’altro attraverso ponti di luce e prospettive. E al contempo un legame con se stessi perché ogni scatto è un’altalena dall’esterno all’interno e poi di nuovo dall’anima al mondo, colorandolo di emozioni. Abbiamo vissuto tutti la stessa giornata eppure le nostre foto sono diverse, dal taglio e sensibilità squisitamente personali. Abbiamo dato e abbiamo ricevuto. Perché la fotografia è terapeutica, per l’autore come per lo spettatore.
Al mattino l’arcobaleno ci accoglie di nuovo, e il giorno dopo ancora… Tesse ponti di luce sui vignetti, mentre gli uomini raccolgono l’uva, trasportano le cassette lungo i vicoli, preparano il mosto. Scende in gola dolcissimo, mentre scorrono anche le storie, dolci e al contempo amare…
Matuber ha lasciato Bangladesh quando aveva solo dodici anni. Solo. Sfruttato negli Emirati Arabi, in Grecia, in Turchia… Sei passato anche dalla Bulgaria? domando. La Bulgaria no, ci sono i cani, filo spinato, gabbie per i migranti! Mi mordo le labbra, ma il racconto corre, l’arrivo in Italia, il centro per migranti da qualche parte nelle montagne, i giorni senza fine, tutti uguali, tedio, disperazione… Alla fine sono fuggito, dice, non avevo documenti, così sono andato dai carabinieri che mi hanno portato a Camini. Matuber aiuta negli orti sociali, fa il mediatore, traduce. Lavora, ha amici, qui è felice.
La domenica per la gioia dei bambini andiamo al mare. Abdullah, il maestro afgano di arti marziali, lancia il pallone e il gioco inizia. La sua famiglia ha appena ricevuto il Premio Mediterraneo per aver accolto il piccolo Faraz sbarcato nell’ottobre 2023 a Roccella Jonica e separato dalla madre, arrestata con accuse tutte da verificare. In difesa dei diritti di Marjan Jamali si batte Amnesty International, ma chi può lenire la sofferenza del ragazzino iraniano trovatosi improvvisamente solo in un paese straniero. Piangeva, continuava a chiedere della madre, per sette lunghissimi mesi…
Penso ai centinaia di bambini yazidi che in Svezia si sono addormentati e non si svegliano più. Il loro cervello funziona normalmente, però non parlano, non si muovono e devono essere alimentati artificialmente. Resignation syndrome, la chiamano, o anche abandonment syndrome, sindrome della rassegnazione, dell’abbandono. Uno stato di coma psicosomatico che protegge la fragile psiche infantile dal trauma dell’esilio, dell’esclusione, del rifiuto.
Faraz ha resistito, è stato fortunato che la cooperativa “Jungi Mundu” si è fatta avanti e che Abdullah e Zakia Safdari, che avevano già cinque figli, gli hanno aperto la loro casa, ma sopratutto il loro cuore.
Intanto Rosario, il presidente della cooperativa, monta una tenda, porta le bocce colorate, spiega le regole. I miei genitori avevano un ristorante qui, racconta, stavo sempre a giocare in spiaggia. Poteva immaginare il ragazzino calabrese di allora che un giorno, grazie a lui e alla sua gente del suo paese, in queste acque cristalline avrebbero sguazzato liberi e felici bambini di continenti e paesi diversi? Ospiti prima, poi amici, oggi come figli…
La spiaggia echeggia di voci e allegria. Le madri e le ragazze grandicelle sono rimaste a casa, ci sono solo i padri con i più piccoli. Le tradizioni sono forti, rispettate. Anche se in paese ci sono già le prime coppie miste. Alessandro e la sua ragazza siriana Nagham che si sta diplomando in servizi turistici. Amalia e Nicola. Tony e Stefania, figlia di emigranti, cresciuta a Torino, ha deciso di tornare nei paese dei nonni e ora aiuta i bambini del doposcuola.
Giunge l’ultimo giorno del nostro workshop fotografico, l’arcobaleno di occhi, sorrisi, cuori e abbracci disegna un ponte per ricordarci che nessun addio è per sempre, che qui saremo sempre benvenuti.
Partiamo. E strada facendo incontriamo la pioggia.
Guergana Radeva
Fotografie di: Omar Aldaaboul, Maurizio Bottazzi, Giampietro Carli, Katia Conti, Mustafa Haj Ibrahim, Maurizio Lolli, Maurizio Marchesini, Luara Menegat, Amalia Georgiana Oprea, Guergana Radeva, Arezo Rashidi, Remigio Salierno e Anna Teke.
Docenti: Giulio Di Meo e Nicola Zolin
Music from #Uppbeat: Vroom Vroom Vespa di Sky Toes – License code: 5EQWTQC1JEO6STQJ
Workshop organizzato in collaborazione con la cooperativa Jungi Mundu e il Comune di Camini