BERLINO: TRA SELFIE E MEMORIA

Workshop di storytelling con Giulio Di Meo

26/29 Maggio 2023 | Berlino

L’immagine fotografica alimenta il ricordo, preserva il passato all’ombra del presente.
La fotografia da volto alla memoria; ma la memoria è cosa seria.


Definire Berlino non è facile: una città con una storia unica, lo era già prima di essere distrutta dall’ultima guerra e poi divisa. Una città che resiste e ricorda, un luogo dove la memoria è ben presente e la si vive nel mood che accompagna la vita di tutti i giorni. Le culture e le comunità a Berlino si intrecciano e coesistono in un clima di unità nella diversità, pur tra mille difficoltà.

Berlino riceve tutti: turisti armati di zaino e telefoni per selfie super definiti, giovani che amano i club e la vita notturna, uomini d’affari, immigrati, studenti, minoranze di ogni genere. Berlino resiste per non perdere il suo spirito di libertà: resiste ai cambiamenti, alla gentrificazione, al rincaro degli affitti, ai salari che stanno diminuendo, al nuovo governo conservatore. Berlino resiste e anche se interi quartieri si stanno trasformando non è difficile trovare spazi e comunità che vivono in un clima di accoglienza, unità e tolleranza.

Il nostro breve viaggio alla ricerca dei luoghi della memoria è iniziato a Charlottenburg, intorno alla Kaiser-Wilhelm-Gedächtniskirche a Breitscheidplatz, un monumento distrutto dalle bombe degli alleati nel 1943, luogo dove Berlino e i Berlinesi dell’epoca hanno deciso di conservarne parte delle rovine per meglio conservare la memoria. Lo stesso luogo è stato teatro, il 19 dicembre 2016, di un grave attentato terroristico con un autoarticolato che ha provocato 12 morti e 56 feriti tra i frequentatori del famoso mercatino di Natale. La giornata prosegue passeggiando attraverso il principale polmone di Berlino, il Tiergarten. Ed eccoci alla Porta di Brandeburgo per dirigerci verso il memoriale della Shoah, luogo di incontro e di socialità, dove ogni giorno migliaia di turisti saltano, passeggiano, chiacchierano, scattano selfie e foto ricordo, quasi sempre inconsapevoli di ciò che evoca quel monumento. Ma Berlino resiste, accoglie, non giudica e non perde la memoria. Poco distante il memoriale di Michael Elmgreen e Ingar Dragset per gli omosessuali perseguitati: tra i visitatori c’è maggiore selezione, si trova infatti in un luogo più appartato e chi lo visita l’ha cercato, non lo trova sulla strada; qui la memoria è più presente, c’è più consapevolezza, maggiore attenzione, più rispetto. C’è chi di noi si spinge verso la vicina Potsdamer Platz, un tempo importante centro culturale e commerciale, letteralmente rasa al suolo nella seconda guerra mondiale e rimasta per anni una landa desolata, territorio di confine tra il settore occidentale e la DDR, tagliata dal muro per poi essere ricostruita negli anni ’90; c’è chi invece si spinge dalla parte opposta e va in direzione del Reichstag fino alla Hauptbahnof, la stazione ferroviaria centrale, un gioiello di architettura e ingegneria.

Il giorno successivo è la volta di Bernauer Straße, strada che fu divisa longitudinalmente dal muro, teatro di tragici tentativi di fuga dalla feroce dittatura della DDR gettandosi dalla finestra verso il marciapiede oltre il muro che divideva la strada. Un museo a cielo aperto con un tratto di muro conservato esattamente come prima della riunificazione e una terrazza da cui poter osservare il memoriale dall’alto. Poco distante la Nordbahnof, dove tra i sottopassaggi, sono presenti alcune foto che mostrano come il trasporto pubblico ai tempi della DDR fosse stato compromesso, tra stazioni murate e tentativi di fuga attraverso i tunnel. Il pomeriggio si va verso Tempelhof, un aeroporto chiuso definitivamente nel 2008 e trasformato in parco pubblico dopo il referendum popolare del 2014 che ne ha vietato la cessione a privati per la realizzazione di appartamenti ed edifici commerciali. Oggi il parco è diventato luogo di socialità e di attività sportive e ricreative, che ogni giorno accoglie migliaia di persone.

L’ultimo giorno inizia con una visita ad un altro museo a cielo aperto: la East Side Gallery, più di un chilometro di muro mantenuto in piedi e divenuto un monumento protetto – o quasi – dove oltre 100 artisti hanno creato una galleria di graffiti a tema. La tappa successiva è il Museo della Stasi, la polizia segreta della ex DDR che nel 1989 vedeva impiegate circa 8000 persone. In questi enormi edifici aveva i propri uffici anche il capo del ministero Erich Mielke, che da qui dirigeva l’enorme apparato di spionaggio e repressione. Il pomeriggio, ci spostiamo verso il Carnevale delle Culture, che potrebbe sembrare una meta fuori tema, che ha poca attinenza con la memoria. Eppure: vedere strade chiuse al traffico, con fiumi di gente di diverse culture, provenienze ed età che convivono con armonia e senza pregiudizi è un fatto così insolito in un mondo in cui i conflitti e le divisioni sono la norma.

Berlino resiste, al cambiamento, ai turisti dei selfie, alla gentrificazione, alla dittatura della finanza.

Berlino resiste e la memoria è presente.

Stefano Zotti

 


Fotografie di: Antonia Bretschkow, Maddalena della Volpe, Giorgia Maestri, Chiara Malaguti, Doralice Renzi, Remigio Salierno, Alessandro Zamboni e Stefano Zotti.

Assistente: Antonia Bretschkow

Musiche: Amazing Future fiftysounds.com