PEPPINO IMPASTATO: MEMORIA E PRESENTE

Corso di foto con Giulio Di Meo a Cinisi

 

“…Fiore di campo nasce 
dal grembo della terra nera, 
fiore di campo cresce
odoroso di fresca rugiada,
 fiore di campo muore
 sciogliendo sulla terra
gli umori segreti”

Peppino Impastato

PEPPINO IMPASTATO: MEMORIA E PRESENTE
Workshop di fotografia sociale con Giulio Di Meo a Cinisi
06-09 maggio 2018

È un maggio temperato. La rugiada scivola via all’ammicar del sole sotto lo sguardo pigro delle vacche, come svogliati guardiani, sorvegliano il paese dall’alto dei sui monti. Da una panchina all’altra, il vociare degli anziani si sposa con la tranquillità della piazza, scandendo il tempo, lento come il mare che muove pacifico ai piedi della terra. In un maggio temperato, Cinisi si presenta così. Ma il fermento è dietro l’angolo, sotto pelle, un tatuaggio indelebile da quarant’anni. “Non se lo sono dimenticati a mio figlio”, recita nei centopassi Lucia Sardo. Ed il suo ricordo vive nei pennelli che danzano all’aperto sulla tela, nelle mani che piegano magliette alla luce del neon, nei piedi che percorrono quei cento passi tra Casa Memoria e la nuova sede di Radio Aut (ex casa Badalamenti), dei giovani di Cinisi, che senza sosta si preparano agli eventi che sfoceranno alla manifestazione del 9 maggio. “Mi avete fatto resuscitare mio figlio” (Felicia Impastato) riporta una delle matonelle apposte davanti a Casa Memoria. Così è negli sguardi dei bambini che ne affollano l’entrata, attenti alle parole di Giovanni Impastato, e nei loro sorrisi durante le premiazioni. Il futuro è nelle nuove generazioni che sfilano accanto ai genitori, con le proprie classi, scandendo slogan, brandendo cartelli, “la lotta alla mafia si fa innamorandosi della verità e della sua ricerca”.  Una memoria, la verità che resta viva grazie ai compagni di Peppino, nelle parole strozzate di Andrea, nei suoi occhi lucidi mentre all’interno del casolare rievoca quei tragici giorni di quarant’anni fa. Nelle parole di Giacomo Randazzo “Ci hanno impedito di realizzarla come volevamo, allora l’ho riprodotta in piccolo” indicando il presepe semovibile della Sua Cinisi. Al dolce sorriso di Pino Manzella con in mano la sua immancabile compagna, la macchina fotografica.

Il 9 maggio di quest’anno sono ricorsi i 40 anni dalla morte di Peppino Impastato. Il tempo trascorso ci spinge a fare i conti con i segni del passato e la loro eredità nel presente, ci impone inevitabilmente una riflessione sul senso della memoria. Memoria innanzitutto fisica, quella dei luoghi di vita e lotta di Peppino, nella provincia di Palermo tra Cinisi e Terrasini, in cui insieme ai compagni urlò pubblicamente contro le ingiustizie e il silenzio mafioso. Memoria anche interiore, che aggrega, mette in moto e commuove tutt’oggi generazioni intere che, come un filo rosso, collegano chi fu allora al suo fianco e chi lo è oggi mentre muovono insieme i passi su quelle stesse strade. Ma la memoria è anche impegno collettivo e personale di chi ancora crede nelle idee di Peppino, che non commemora solo ma festeggia trasformando il dolore in bellezza. E’ farsi carico della storia presente a partire dal passato. Ecco che il compito dei partecipanti di questo workshop è stato quello di documentare il presente ricostruendo quel filo rosso che sintetizza il tempo, indagando quelle ombre raccontate bene da Scianna nelle sue opere.

Andrea Mancuso & Francesco Natale

Fotografie di: Julia Carbonaro, Sabrina Flocco, Majila Fornaro, Luca Greco, Marika Ikonomu, Andrea Mancuso, Francesco Maniaci, Francesco Natale, Nicola Palazzolo, Lucia Zullo.

Coordinamento: Massimo Russo Tramontana

Musiche eseguite e gentilmente concesse da:

Yo Yo Mundi | La bellezza dei margini

CMPI – Collettivo musicale Peppino Impastato | Amicu di la storia mia

Workshop organizzato in collaborazione con Asadin e l’Associazione Peppino Impastato.